CHIESA DI RIVARA - RIVARA VIVA

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Chiesa della natività di Santa Maria
(articolo a cura di Franco REBECCHI)


Originariamente la chiesa di Rivara era un oratorio della chiesa plebana o matrice di San Felice sul Panaro (MO), che si rese autonoma nell’anno 961, erigendosi a parrocchia, detta di S. Maria di Rivara.

La facciata

La chiesa attuale, risalente ai primi decenni del 1600, presenta la facciata che richiama gli elementi dell’architettura classica, suddivisa da quattro semipilastri che dipartono da uno zoccolo posto alla base e collegati fra loro da una cornice al di sotto del timpano. Nel timpano vi è un affresco raffigurante l’assunzione della B.V. Maria fra angeli eseguita nel 1958 da Botti Giovanni di Domodossola, durante i restauri della facciata. Nella parte inferiore, ai lati dell’unico portale di accesso, ci sono due nicchie semicircolari. La parte superiore è aperta da tre finestre: una circolare al centro e due quadrate ai lati, che danno luce all’interno. Lateralmente, si possono notare due brevi parti spioventi in corrispondenza delle cappelle laterali





Il campanile

Sulla destra della chiesa, staccata da essa, il campanile, alto circa 26 metri, a base quadrata, la cui ossatura è data da quattro semipilastri sporgenti agli angoli. Nella parte inferiore ci sono piccole monofore mentre nella parte alta sul lato sud c’è un grande orologio e nella parte superiore si aprono quattro belle finestre, una su ogni lato, sormontate da un arco a tutto sesto. Una cornice di coronamento con quattro pinnacoli angolari si trova prima della semplice eppur leggiadra cuspide ottagonale che culmina, con sinuosa e dolce curvatura, nel caratteristico cupolino a cipolla.
Sul lato sud, al di sotto della prima monofora, si trova una lapide che riporta la seguente scritta: “QVESTO CAMPANIELE AFATO FARE DON BALDISERA DI RIVARE E MICHIELE AZOLIN MASAR DE DITA GEXIA 1486 ADI XII OTORE” (Questo campanile lo fece fare don Baldissera di Rivara e Michele Azzolini Massaro di detta Chiesa nel 1486 giorno 12 ottobre). Questa lapide è un importante documento storico, forse il più antico di Rivara e testimonia, unitamente alle caratteristiche architettoniche, che la parte inferiore del campanile risale al XV secolo, mentre la parte superiore è del XVIII secolo. Per la tipologia della costruzione e per alcune tracce riscontrate durante i lavori di restauro del 1962 e del 1987, non è da escludere che l’attuale campanile abbia inglobato il campanile quattrocentesco. Nel XVII secolo, durante la costruzione della chiesa attuale, il campanile subisce delle modifiche e nel XVIII secolo viene arricchito dei pinnacoli, della cuspide e della guglia.




La navata centrale

L’interno della chiesa presenta a una sola navata e sei cappelle laterali; ai lati dell’ingresso principale sono presenti due acquasantiere in marmo giallo di Verona della fine del 1600, aventi piede rettangolare liscio, colonnina sagomata tondeggiante e vasca monolitica rotonda e due confessionali in noce internati nel muro di falegname locale della fine del 1700.
Il soffitto a cassettoni in legno è formato da 38 quadrati disposti su due file per lato e da un grande ottagono al centro. Questo soffitto, rifatto negli anni 1957-58, ha sostituito l’antico soffitto, identico nelle strutture e dimensioni, risalente alla seconda metà del 1600, decorato a figure e stemmi araldici per opera di Sante Calvi di Bologna e di Stefano Neri di Modena nel 1686. Una particolarità interessante è che la duchessa Laura Martinozzi-Este, nipote del Cardinale Mazarino e madre di Francesco II aveva contribuito nel 1685 con un finanziamento di 60 scudi alla decorazione del soffitto. Sembra che il Calvi, nel raffigurare nel riquadro centrale del cassettone la Vergine circondata dalla SS. Trinità, che viene incoronata dal Figlio, con quella figura di donna volesse ricordare Maria Beatrice, figlia della duchessa Laura, che andò sposa nel 1673 al duca di York Giacomo Stuart, erede al trono d’Inghilterra. I banchi, posti su due file, sono di noce americana e risalgono al 1905.






La cappella del battistero

Procedendo in senso orario da sinistra, si incontra la cappella del Battistero, chiusa da una cancellata in ferro battuto del 1700. Sulla parete di fondo è situato un quadro dipinto nel 1997 da Romano Pelloni di Carpi, raffigurante il battesimo di Gesù.
Al centro della cappella, la vasca battesimale ottagonale monolitica, di marmo di Verona, della fine del XIV secolo, che reca nel prospetto a bassorilievo, la figura della Vergine con il Bambino. Detta figura è inserita in una cornice formata da un archetto trilobato poggiante su due pilastri, tipico del periodo tardo-gotico (fine 1300 inizio 1400). Nel marmo, al di sotto della figura è inciso con caratteri gotici: “Questa s i e Madona Santa Maria da Rivara”. La vasca è sormontata da una cupola di legno a spicchi lisci.




  

La cappella di San Carlo

Proseguendo, si trova la cappella di San Carlo, nome che deriva dal dipinto ad olio posto sull’altare, con al centro San Carlo con un crocifisso nelle mani, a sinistra sono raffigurati i Santi Rocco (con il bastone del pellegrino) e Antonio Abate (con campanello e fuoco), a destra vediamo le Sante Lucia (con gli occhi su un piatto), Agata (con i seni su un vassoio) e Apollonia (con in mano le tenaglie). Opera datata 1663. Il paliotto, al di sotto dell’altare è ad intarsio in scagliola policroma con tre medaglioni su fondo nero, raffiguranti da sinistra: S. Francesco che riceve le stigmate, l’assunzione della Vergine e S. Antonio da Padova con Bambino. Opera attribuita ad Annibale Griffoni o a Gaspare Griffoni (padre e figlio) della seconda metà del 1600.



  


La cappella del Rosario

La cappella del Rosario è la più ampia e bella, chiusa da una balaustra in marmo bianco (originariamente collocata davanti all’altare maggiore, fatta costruire nel 1910 su disegno di Perez Giovanni) e da un cancelletto di ferro battuto del 1700. È illuminata da una grande finestra settecentesca posta sul lato sud e da un lucernario a cupolino. Sulla parete sud è collocato un confessionale in noce incassato nel muro di falegnameria locale della seconda metà del 1700. Sull’altare un grande quadro raffigurante S. Maria con il Bambino in braccio che porge la corona del Rosario a S. Domenico inginocchiato. Fanno da corona quindici tondi raffiguranti i misteri del rosario. Opera del 1626 di Carlo Natali di Cremona, detto il Guardolino, allievo di Guido Reni e di Andrea Mainardi. L’altare e il paliotto sono in scagliola policroma a finto marmo della seconda metà del 1700.






Il pulpito

Dopo la cappella del Rosario, sopra un confessionale ligneo, di falegnameria locale della fine del 1700, incassato nel muro, si nota un elegante e raro pulpito in scagliola, a finti marmi colorati, del 1778 (vedi foto della navata centrale ).




La cappella dell’Immacolata


Ultima sulla sinistra, è la cappella dell’Immacolata, che prende il nome dalla statua della Vergine Immacolata, opera lignea della fine dell’800 posta sopra all’altare. Questa cappella, come le altre, è della seconda metà del 1600, successivamente rinnovate e riadattate nel tempo, come questa che era dedicata a San Francesco d’Assisi fino all’inizio del 1900. Ai lati della statua, sulla parete di fondo, con il restauro del 2006 sono state riaperte due finestrelle a tutto sesto, murate durante interventi precedenti.
Paliotto ad intarsio in scagliola policromo a fondo nero, con tre medaglioni, quello centrale porta l’immagine della Madonna del Rosario. Opera attribuita a Gaspare Griffoni di Carpi della fine del 1600.
Sopra la porta che accede in sagrestia, a sinistra del presbiterio, c’è un quadro raffigurante la Madonna della Ghiara che adora il Bambino seduto su di un cuscino. In preghiera, S. Giacinto. Opera di esecuzione emiliana della metà del 1600( si in travede nella foto della navata centrale).






Il presbiterio

Il presbiterio attuale occupa i due terzi della ex cappella del Santissimo, che fu allungata verso nord di circa cinque metri nel 1910 e abbellita con soffitto a cassettoni quadrati (n. 20) decorato nel 1911 da Giovanni Perez, raffiguranti Angeli e Santi e un ottagono centrale con l’Agnello, il Libro e i sette sigilli dell’Apocalisse.
Sulla parete di fondo è posto il quadro della Natività di Maria, titolare della chiesa. Quest’opera presenta l’interno di una stanza con donne occupate nell’accudire la neonata S. Maria e ad asciugare panni davanti ad un camino acceso, sullo sfondo a sinistra, San Gioacchino, a destra, S.Anna sul letto del parto e nella gloria in alto, l’Eterno Padre si affaccia benedicente. S. Maria neonata al centro, in atteggiamento orante. I colori sono accesi sul cangiante esaltando così l’atmosfera gioiosa. Opera della seconda metà del 1500 attribuita alla scuola del Guercino.
Il quadro è contornato da un finto altare ligneo e da un’ancona sormontata da una colomba bianca entro una raggiera di legno dorato rappresentante lo Spirito Santo.
I due angeli e i due capitelli che sormontano l’inizio del presbiterio sono opera della scultrice Maria Capello di Modena, eseguiti nel 1910.
In seguito alla riforma liturgica nel 1976 il maestro Romano Pelloni di Carpi disegnò il nuovo altare e l’ambone di marmo policromo, e rinnovò il presbiterio utilizzando parte dell’antico coro in noce della seconda metà del 1600 come sede per i concelebranti e i ministri. Il seggio centrale ha uno stemma nobiliare in bassorilievo. Ai lati dell’altare maggiore, due lampade pensili in bronzo con superfici lisce della fine del 1600.
Sulla parete a destra del presbiterio, altarino in legno in cui è posto il Tabernacolo, con sportello di rame sbalzato e dorato, rifinito a cesello e bulino, della seconda metà del settecento.
Sulla stessa parete, in alto, è posto un olio su tela che rappresenta S .Giuseppe con il Bambino Gesù. Inginocchiati sono i santi Antonio da Padova e Francesco di Paola, opera della seconda metà del 1600.
Sulla parete destra, quadro in olio su tela contenente un quadretto della Madonna del Buon Consiglio, sostenuta da due angeli. In basso i santi Paolo e Ignazio, inginocchiati in preghiera. Opera dell’inizio del 1700.






La cappella di San Giuseppe

La prima cappella, partendo dal presbiterio, sulla parete di destra, è quella di San Giuseppe, un tempo dedicata a S. Giovanni Evangelista, come si nota in alto. In essa è collocata la statua lignea di S. Giuseppe di inizio 1900. Il paliotto dell’altare in scagliola ad intarsio con racemi policromi fioriti divisi da listature è della fine del 1600. Nella stessa cappella, dopo i restauri del 2005 sono state riaperte due finestrelle a tutto sesto che, oltre a dare luce, rendono la cappella più elegante ed armoniosa (si in travede nella foto della navata centrale).
Tra la cappella di S. Giuseppe e la successiva cappella del Crocifisso, si trova la porta di accesso alla chiesa, dalla parte del campanile, aperta nel 1875, al di sopra della quale, posta in nicchia, vi è la statua di Maria con Bambino in cartapesta, lucidata a stucco, di manifattura emiliana della seconda metà del 1700 (si vede nella foto della navata centrale).





La cappella del Crocifisso

La cappella del Crocifisso, la centrale sul lato di destra, presenta sopra l’altare, un grande crocifisso in legno che spicca su uno sfondo con paesaggio collinare inserito in una cornice il legno a foglia oro. Il crocifisso è dipinto di nero e il Cristo è in stucco policromo con perizoma bianco. Opera della seconda metà del 1800.
Questa cappella è dotata di un paliotto in scagliala policroma con fondo nero; campo con tre medaglioni raffiguranti da sinistra la nascita della Vergine, angeli in adorazione dell’ostensorio e le stigmate di s. Francesco. Un tempo forse era nell’altare maggiore. Opera attribuita a Gaspare Griffoni della seconda metà del 1600 (non disponibile al momento la foto).






La cappella dell’Annunciazione

La cappella dell’Annunciazione prende il nome dal quadro sovrastante l’altare raffigurante l’annunciazione, opera firmata “Io: Camuzzono” (Giovanni Camuzzoni) di scuola ferrarese.
Maria in veste rosata e manto azzurro, che riceve l’annuncio dell’angelo in tunica chiara, è inquadrata d architetture classiche e su fondo di paesaggio. Nelle nubi testine di cherubini.
Sopra la pala dell’Annunciazione è posto un quadro al forma lobata raffigurante l’Eterno Padre benedicente con la destra e con la sinistra pone la croce sul globo terrestre. Opera di pittore ignoto emiliano della prima metà del 1600.
Sulla parete di sinistra della stessa cappella è inserita in nicchia la statua lignea di San Antonio Abate; sulla parete di destra è inserita in nicchia la statua lignea di San Luigi Gonzaga.  








La cappella di Santa Teresa di Gesù Bambino

Questa piccola cappella, che dà accesso con scala alla tribuna dell’organo, ultima sul lato destro, presenta la statua lignea di Santa Teresa di Gesù Bambino, offerta da Teresa Venturini nel 1928 (non disponibile al momento la foto).  




Tribuna e organo

Sopra la porta d’ingresso si trova la nuova tribuna in legno inaugurata nel 1985, che sostituisce quella del 1856, realizzata su progetto di Romano Pelloni di Carpi. L’organo attuale risale al 1865, opera di Carlo Comencini, con 26 registri. L’organo è formato da cassa lignea addossata al muro dipinta con smalto sintetico.La facciata del organo si compone di 21 canne, di cui 17 da Fa1 sena Fa1 diesis1 e Sol1 diesis1 e altre 4 mute, disposte a cuspide con ali; labbro superiore “a mitra”.
Le tastiere sono di 58 tasti da Do1 a Re3.
I registri sono azionati da manette ad incastro disposte in 2 colonne per l’Organo grande, in una colonna a sinistra della tastiera per l’Organo Eco;cartellini manoscritti:


Organo Grande - colonna interna :

                  
Principale B.8’             
Principale S.8’
Ottava B.
Ottava S.
Decimaquinta
Vigesimaseconda
XXVI – XXIX
XXXIII – XXXVI
Contrabbasso 16’
Basso 8’

Organo Grande - colonna esterna:

Controfagotto B.16′
Trombone B.8′   [Fagotto B.8′]
Tromba S.8′
Flauto S.8′   [Flutta S.8′]
Flauto in VIII S.4′
Cornetto S.   [XII-XV-XVII]
Violoncello B.4′   [Viola B.4]
Voce Umana   [S.]
Bombarda 16′   [al pedale]
Trombone 8′   [al pedale]

Organo eco:

Principale 4′
Decimaquinta
Vigesimaseconda
Vigesimaquarta
Bordone 8′
Flauto in VIII 4′
Flauto in XII
Flauto in XVII
Cromorno 8′
Tremolo

L’organo presenta la divisione Bassi/Soprani per l’organo grande ai tasti Si2/Do3.


ACCESSORI:
ripieno Organo Grande, ance pedale, ance Organo eco, ripieno Organo eco, unione tastiere, unione Organo grande -pedale, unione Organo eco-pedale, usignolo (a 4 canne), tuono (a 4 canne).


MANTICI: 3 a cuneo col elettroventilatore. Catenacciatura del somiere maestro con numerazione per tasto Do1=C e La5=51.

SOMIERI:
dell’ Organo grande “a vento” con 18 pettini; dell’ Organo eco “a tiro” con 10 stecche: parziali per Principale B.8′, per registri al pedale e per tuono. Crivelli in legno; bocche soprastanti.


CANNE: in stagno quelle di facciata; in piombo quelle ad anima interne; in zinco le prime del Controfagotto B.16′ e del Trombone B.8′; in legno tappate le prime del Bordone 8′, in legno quelle del Tuono e le prime del Principale B.8′; il Contrabbasso è formato nella prima ottava dalla pedaliera di 6 canne di 16′ con valvola.


STATO DI CONSERVAZIONE: nel secondo dopoguerra lo strumento fu privato delle canne ad ancia alla tastiera; in seguito fu smontato assieme alla cantoria e depositato in un solaio; nel 1984 fu restaurato da Pierpaolo Bigi con costruzione della cassa, delle canne dei registri ad ancia, di varie canne ad anima con l’aggiunta dell’ Organo eco con propria tastiera, del Tremolo e dell’ Usignolo; nello stesso intervento i registri di pedale [Contrabbasso 16′ + 8′ e Trombone 8′] furono ampliati da 12 note reali a 30 per4 una nuova pedaliera altrettanto estesa; inoltre il Contrabbasso 16′ fu reso indipendente dal proprio Rinforzo 8′.





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